LA CENERE E CENERENTOLA
Dalla famosa scarpetta ad un mare di scarpe. Scarpe, scarpe, scarpe dappertutto, per terra, sospese, impigliate in grandi ragnatele, da riordinare, da pulire, da provare,
da riempire di lenticchie, da tenere nascoste, da inseguire, con cui danzare, da calzare per tessere magicamente, con l’arte di un ragno, il vestito per andare al ballo. La nostra Cenerentola vive tra cenere e polvere, dorme arrotolata nel pentolone del focolare, e lì sogna. Sogna di andare al ballo, di uscire da quell’inferno dove ha perso tutto: la madre, l’amore del padre, la spensieratezza e l’agio in cui viveva, persino il nome.Sogna di riscattarsi da quella cenere che cosparge la sua esistenza, dalla sua condizione di sfruttata e dimenticata, da quelle terribili sorellastre che la costringono a sottostare ad ogni loro volere, secondo le regole del sempiterno bullismo, che come in ogni epoca, ruba ciò che non ha, sfruttandolo e umiliandolo.
E Cenerentola è tutto quello che le sorelle non hanno: è sensibile, paziente, piena di grazia, nonostante tutto quello che deve sopportare. Una grazia che viene dal cuore, che è la sua bellezza, la sua forza. Ed è tra la cenere in cui vive che, con l’aiuto della madre-fata, riafferra le sue radici, la sua identità sepolta, il filo per tessere il proprio destino, per crescere.
Cenerentola risorge dalle sue ceneri, è proprio il caso di dire: dal pentolone nascerà una magnifica carrozza e dalle ragnatele un bellissimo vestito. Cenerentola andrà al ballo: per lei ricomincia una nuova vita che le renderà giustizia, dove sarà amata, stimata, apprezzata.
Cenerentola è la fiaba più diffusa nel mondo. Ne esistono infinite versioni, la più antica sembra essere quella cinese. Questa ricchezza è stata stimolo di suggestioni che hanno contribuito a presenatare la CENERE come sostanza molto speciale da cui trarre frutti prodigiosi in laboratorio, anche ma spunti per una particolare filosofia di vita.
LA CENERE COME SOSTANZA BASICA
I primi dati in letteratura sull’utilizzo in medicina delle sostanze basiche risalgono al 1000 AC in India. Esse venivano prodotte dalla cenere di diverse cortecce di alberi ed erano note per le loro proprietà curative nei confronti di diverse patologie (dermatiti, ascite, tumori, calcoli, etc.). Solo nel 14° secolo gli arabi importarono in Europa questi medicinali chiamandoli con il termine “AL KALI” che in arabo significa cenere: di qui il termine alcali. Nel 17° secolo lo studioso F. Sylvius (1614-1672) fu promotore della teoria dei “contraria contrariis”; facendo risalire diverse patologie, soprattutto del canale alimentare, a disordini dell’equilibrio acidobase, egli riteneva che ogni patologia dovesse essere trattata con il suo contrario: l’acidosi con alcali e l’alcalosi con acidi.
MERCOLEDI DELLE CENERI: Mt 6,1-6.16-18
"Ricordati che sei polvere (cenere) e in polvere ritornerai".
Dice il detto di una saggezza antica: "Ricordati da dove vieni e ricordati dove vai". Assomiglia un po' a quella frase che segna l'inizio della quaresima.
La parola Carnevale significa "togliere la carne" e in origine si riferiva al solo giorno prima dell'inizio della Quaresima, periodo di penitenza, digiuno e rinuncia.
Prima dell'inizio del periodo quaresimale era quindi tradizione preparare banchetti con libagioni a base di carne (valeva per chi se lo poteva permettere naturalmente), per poi affrontare un periodo di astinenza e preghiera.
Al carnevale segue un periodo sacro di quaranta giorni, in preparazione della solennità della Pasqua, che nella liturgia prende il nome di Quaresima ed inizia con il Mercoledì delle Ceneri.
La Quaresima dura 40 giorni (40 indica il passaggio attraverso i 4 elementi della materia) e la tradizione popolare antica voleva austerità e privazione da ogni divertimento.
La Quaresima dunque comincia con il gesto della cenere, ma finisce con quello dell’acqua della notte pasquale. Cenere all’inizio, acqua battesimale alla fine. La cenere sporca, l’acqua pulisce; la cenere parla di distruzione e morte, l’acqua è fonte di vita e di rigenerazione. Il segno penitenziale delle ceneri, sorto dalla tradizione biblica e conservato nella Chiesa, consente ai fedeli di riconoscersi bisognosi del perdono di Dio ed entrare nel tempo destinato alla purificazione e alla conversione «per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male » .
LA CENERE: LA VITA OLTRE LA MORTE
Con la cremazione rituale dei morti specie in oriente siamo coinvolti in un rituale che sintetizza profondi insegnamenti che possiamo così riassumere:
- Il fuoco purificatore (consuma l'impuro e l'inutile) è la massima energia terrestre, ciò che rimane dopo la sua azione gli deve essere per forza superiore.
- La cenere che si produce viene raccolta devotamente per essere ceduta al Fiume (rappresenta la vita che scorre da un luogo all'altro, senza fine)
- L'acqua del Fiume è un solvente che estrae dalle ceneri ciò che il fuoco ha preparato (nella cenere esistono delle sostanze dei sali reistenti al fuoco, ma solubili nell'acqua e che in questa si conservano)
- Il viaggio verso il Grande Mare, il salato che percepiamo al gusto, dell'acqua marina, è la prova di questo immenso bacino di vita che permane continuando la sua esistenza non più solo individuale, ma resa comunitaria, associata, fonte di nutrimento e di vita non solo di un singolo corpo, ma dell'esistenza di un intero cosmo, pianeta.
Al solo sentire la parola "cremazione", molta gente inorridisce. Mi avvicino con un po' di timore, pensando che lo spettacolo mi farà stare male. Mi viene incontro un anziano che vende la legna per le pire. Con i suoi occhi arrossati dal fumo e il suo sguardo un po' stravagante, comincia a parlarmi e a condurmi per i vari livelli del ghat, autoproclamandosi la mia guida personale.
Mi spiega, con un inglese reso incomprensibile dal tipico accento indiano, le fasi del rito e il significato che gli induisti attribuiscono ad esso. Nel frattempo, vengo assalito da un fortissimo odore di incenso e di bruciato. Meglio non pensare che la cenere che cade sopra di me, non è altro che un residuo umano.
Finalmente comincia il rito. Il defunto è poggiato sulle scale, coperto da un lenzuolo ricamato e da fiori. Il figlio maggiore, vestito di bianco e con il capo rasato, si avvicina e scopre il corpo. Lo bagna con l'acqua del Gange e, insieme ai parenti, si mette in posa per una foto ricordo con il caro estinto.
Il corpo viene sistemato sulla catasta di legna (altra foto ricordo!) e il figlio compie cinque giri rituali intorno alla pira, appiccando il fuoco. Contemporaneamente, alle mie spalle, campane e tamburi iniziano a scandire una litania dalla cadenza solenne e suggestiva.
Il fuoco comincia ad avvolgere tutto. Adesso i parenti siedono sui gradini, aspettando. Hanno comprato tanta legna, quindi sarà una cremazione veloce: circa un paio d'ore. Successivamente le ceneri verranno tenute dentro casa per dieci giorni e poi gettate nel Gange.
Mi accorgo che accetto come una cosa normale e logica, quello che pesavo fosse uno spettacolo sconvolgente, grazie anche alle spiegazioni ricevute e alla naturalezza con cui gli indiani vivono questo rito.
Vado via ben conscio di aver visto qualcosa di unico. Offro una mancia alla mia guida improvvisata che, ovviamente, non è stata così gentile e disponibile per un semplice spirito di accoglienza.
TRASFORMARE LA CENERE DEI DEFUNTI IN DIAMANTI
Un paio di imprenditori svizzeri, che hanno recuperato con successo la tecnologia russa, con una persona di 80 Kg - pari a 500 grammi di ceneri ottenute dalla cremazione - gli impiegati della societa' 'Algordanza' (che significa ricordo in lingua romancia) producono un diamante sintetico di un carato, dal diametro di mezzo centimetro.
Quasi tutti i diamanti prodotti nel mondo risalgono alle ricerche e alle tecnologie dell'Accademia delle Scienze di Mosca.
Si tratta della tecnologia per fabbricare i gioielli in quattro-otto settimane in condizioni di alte pressione e temperatura.
In un primo tempo le ceneri devono essere lavate per eliminare tutte le sostanze inorganiche (come i sali), in modo che rimanga solo carbonio.
Forti pressioni ed elevate temperature sono pure le condizioni di formazione dei diamanti in natura, a centinaia di chilometri nelle viscere della Terra.
I diamanti possono essere conservati in vario modo, ma l'80 % dei clienti ne fa un gioiello.
(NdT: il prezzo varia da 2.500 $ per un quarto di carato a 14.000 $ per un carato intero, potendone però anche scegliere il colore, tra blu, giallo e rosso).
Tutte le persone la cui religione permette la cremazione possono far fabbricare il loro diamante. Per musulmani ed ebrei ortodossi e' impossibile.
LA CENERE IN CUCINA
Nella tradizione cristiana cattolica oggi è il mercoledì delle ceneri ed inizia la quaresima. Indipendentemente dal credo religioso di ognuno potrebbe essere un periodo in cui approfondire un po' l'aspetto vegetariano del nostro menù. Come si sa, la tradizione quaresimale richiede digiuno e astinenza. Ci sofferemeremo sull'uno e sull'altra (parlando di astinenza da cibi a base di carne... non di altri tipi).
Intanto, la classica ricetta delle patate sotto la cenere.
Ingredienti
1 patata di medie dimensioni a testa
Olio
Pepe
Sale
Preparazione
Lavare con cura le patate facendo attenzione ad eliminare gli eventuali residui di terra. Asciugarle patate con uno strofinaccio. Fare un taglio a forma di croce sulla sommità di ogni patata. Servirà a evitare che le patate scoppino durante la cottura.
Tagliare i fogli di alluminio in due parti e passarne il lato interno con poco olio.
Avvolgere una per una le patate nell'alluminio, assicurandosi che l'involucro sia ben chiuso.
Verificare che il camino sia ben acceso e che ci sia una quantità di cenere calda sufficiente a ricoprire le patate.
Mettere le patate sotto la cenere, tenendole a una distanza di 4-5 cm tra loro. Lasciarle cuocere due ore, controllando di tanto in tanto lo stato di cottura. Condirle con sale e pepe e servirle su un vassoio di legno.
Se le patate sono nostrane e di qualità è sufficiente un pizzico di sale e si gustano senza condimento
RIMEDIO CON LA CENERE DELLA GINESTRA (dei Carbonai)
Infuso di fiori raccolti prima che siano maturi: gr. 25, acqua un litro. Infusione 20-30 minuti. Colare e bere a piccole dosi per volta da 2 a 4 bicchieri al giorno.
Vino: 30-40 grammi delle ceneri di ginestra messe in un sacchettino di tela, sospeso in un litro di vino bianco per 2-3 giorni. Dosi: 20-60 grammi prima dei tre pasti ordinari (3-5 cucchiai da minestra).
Estratto fluido: liquido rosso-bruno di sapore amarognolo, solubile in acqua e sciroppo, di odore che ricorda lo sciroppo di papavero. 1 grammo = 33 gocce. Dose: grammi 1-2 pro dose.
Tintura: estratto fluido ginestra gr. 20, alcool di 20°, grammi 80. A cucchiaini.
Estratto secco: 0,3-1 gr.
Sciroppo: estratto fluido ginestra gr. 5, sciroppo semplice gr. 95. Dosi: a cucchiai.
Il medico Gerolamo Cardano usava il decotto della radice nelle idropisie e malattie delle vie urinarie, per la sicurezza dell’azione diuretica. Plinio la definiva utile contro la sciatica e come diuretica. Il fatto è stato confermato dal Mattioli e dal dott. Chomel (1700). Ai suoi tempi si usavano le sommità dei rami, i fiori e i semi; con il sugo estratto dai rami teneri, alla dose di 30 grammi, si ottiene un vomitivo e un purgante insieme. Il dott. H. Leclerc racconta di aver conosciuto un vecchio, nei dintorni di Chamon-en-Vexin, che guariva molti malati con un suo vino, diuretico che, lo stesso dott. Leclerc usò per curare molti malati di cirrosi, cardio-renali. La formula è quella indicata dalla Signora Fouquet nel volume: Raccolta di rimedi facili e domestici, Venezia 1750. Se ne fecero varie edizioni, tradotta anche in italiano. La ricetta sull’idropisia a pag. 147, è questa: “Prendete un fascio di legno di ginestra verde, fatelo abbruciare in un luogo proprio ove non ci sia altra cenere, poi prendete questa cenere, setacciatela bene, ponendola in una pezza; legatela bene e infondetela in due boccali di vino bianco per lo spazio di ventiquattro ore. Date questo vino all’infermo quanto ne potrà bere, poi se ne vada a letto, e si copra bene, acciò possa sudare. Non ne avrà bevuto tre volte che sarà guarito. “Il dott. Itard ha scritto che il governo francese, prescrisse come specifico dell’idropisia, polvere di semi di ginestra nella dose di uno scrupolo (gr. 120) in 6 once (gr. 189) di vino bianco, mitigando l’effetto irritante, con un poco di olio di oliva. Gli edemi particolari e generali scomparivano sempre. Quindi, si usi la ginestra anche negli stati febbrili con complicate istruzioni o insufficienze del filtro renale.
Attenzione! La Ginestra è più potente della digitale e del mughetto, bisogna prenderla nelle sue dosi giuste, perché a dosi elevate provoca intossicazioni e sintomi di avvelenamento. Massimamente si stia vigili nella scelta di altri medicamenti che se non associabili, formerebbero nell’organismo sconcertanti reazioni.
CENERE IN MEDICINA E TRADIZIONI POPOLARI
Per il mal di testa, ad esempio, o per il mal di gola, si ricorreva ai massaggi con olio d'oliva caldo: testa o gola che fosse, legavano poi la parte dolorante con una fascia di lana o con un fazzoletto pieno di cenere, anch'essa calda. Il mal di denti, invece, veniva curato con impacchi di lattuga. Contro l'acne e la foruncolosi si faceva ricorso agli impacchi di foglie di mela cotogna e di malva, debitamente bollite.
Uno starnuto seguito da un energico stropicciamento del naso, nei bambini soprattutto, era ritenuto sintomatico dell'elmintiasi: si era certi, cioè, della presenza dei vermi. In che modo venivano combattuti questi fastidiosi disturbi? Semplice: si appendeva una collana di spicchi d'aglio al collo del bambino.
Il Cylindropuntia Acanthocarpa (un cactus): gli infusi, ottenuti usando la cenere delle sezioni del fusto, vengono bevuti per problemi gastrointestinali.
La LISCIVA DALLA CENERE
La lisciva o liscivia è una soluzione liquida, ottenuta dalla semplice bollitura di cenere di buona qualità setacciata.
Veniva usata in passato soprattutto per lavare e sbiancare i tessuti, ma anche per tutte le altre pulizie casalinghe e, estremamente diluita, anche per la pulizia di tutto il corpo, grazie al suo potere detergente, sgrassante e disinfettante e al delicato e piacevole odore che rilascia.
Come accade per una qualunque ricetta, anche nel caso della lisciva esistevano ed esistono varie ricette e procedimenti differenti a seconda del 'cuoco' e dell'utilizzo a cui era destinata.
La lisciva è un detersivo naturale, ottenibile con un procedimento 'casalingo' semplice, che non richiede impianti imponenti e lavorazioni complesse e che per questo rappresenta per l'ambiente un basso impatto ambientale.
...tuttavia naturale non significa totalmente innocuo. E' comunque da considerarsi un detersivo a tutti gli effetti, poiché la reazione chimica che avviene tra la cenere e l'acqua attraverso la bollitura conferisce all'acqua, potenziandolo, il potere detergente, ma anche leggermente corrosivo che è naturalmente proprio della cenere...per i piatti, quando disponibile, l'acqua di cottura della pasta, ricca di amido, andrà benissimo!
Ciò che serve:
CENERE e ACQUA in un rapporto 1: 5 (ovvero 1 bicchiere di cenere per 5 bicchieri d'acqua)
Come fare:
1. Setacciare la cenere.
2. Disporla in una grossa pentola (espressamente destinata a questo uso), rispettando il giusto rapporto cenere/acqua ed aggiungervi l'acqua.
3. Portare ad ebollizione, a fuoco lento, mescolando di frequente all'inizio e di tanto in tanto quando la cottura si è stabilizzata.
4. Far bollire circa 2 ore. E' consigliabile, verso fine cottura, assaggiare giusto una goccia del composto da posare sulla lingua per valutarne la potenza: se ha bollito sufficientemente pizzicherà appena. Non eccedere nella bollitura, in quanto la lisciva ottenuta diventerebbe troppo forte ed aggressiva per la pelle e per l'ambiente.
5. A cottura ultimata, lasciare raffreddare e decantare.
6. Preparare un recipiente e qualche straccio di cotone pulito che non scolorisca.
7. Tendere sul recipiente lo straccio. Versare il contenuto della pentola sullo straccio nel recipiente, con l'accortezza di non agitare il liquido, cercando cioè di mantenere separata la parte solida da quella liquida. Se necessario ripetere questa operazione per ottenere una lisciva (ovvero la parte liquida) più filtrata e quindi più limpida.
8. Versare la lisciva in un flacone di plastica.
La lisciva è pronta! e si conserverà anche per anni...
Cosa si ottiene da questo procedimento:
-
Una parte liquida, la lisciva propriamente detta, da usarsi per tutte le pulizie (piatti, biancheria, pavimenti,
-
può essere usata anche direttamente in lavatrice, come un normale detersivo...la sperimentazione è aperta per tutti!
-
Una pasta cremosa, che possiede un certo potere detergente e che può essere utilmente usata per lavare i piatti, poiché non sporca come invece la cenere in polvere
UN ESPERIMENTO DI LABORATORIO PER LA PREPARAZIONE DELLA LISCIVA
Ciò che serve:
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CENERE e ACQUA in un rapporto 1: 5 (ovvero 1 misurino di cenere per 5 bicchieri d'acqua)
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UN BEKER da 250 ml
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UN MESTOLO di legno
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UN fornello a gas
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UN DISCO di carta filtro
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UNA BOTTIGLIETTA DI PLASTICA da mezzo litro con tappo
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Un misurino di circa 40 ml ( 5 misurini per 40 ml = 200 ml ) un misurino più grande rischia di far
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riempire troppo il beker.
Come fare: PRELIMINARI Lezione n. 1. 50 minuti circa
- Setacciare la cenere.
- Disporla in una grossa pentola (espressamente destinata a questo uso), rispettando il giusto rapporto
cenere/acqua ed aggiungervi l'acqua.
AVVIO DELL'ESPERIMENTO. Lezione n. 2. 90 minuti
- Portare ad ebollizione, a fuoco lento, mescolando di frequente all'inizio e di tanto in tanto quando la
cottura si è stabilizzata.
- Far bollire circa 2 ore. E' consigliabile, verso fine cottura, assaggiare giusto una goccia del composto da
posare sulla lingua per valutarne la potenza: se ha bollito sufficientemente pizzicherà appena. Non
eccedere nella bollitura, in quanto la lisciva ottenuta diventerebbe troppo forte ed aggressiva per la pelle
e per l'ambiente.
- A cottura ultimata, lasciare raffreddare e decantare.
CONCLUSIONE DELL'ESPERIMENTO
Si prepara il disco di carta da filtro e si filtra la soluzione decantata, nella bottiglia di plastica facendo attenzione a
non smuovere ilfondo che contiene la pasta di cenere. Finita la filtrazione la lisciva è pronta e si conserverà per anni e
potrà essere usata diluita in acqua per il lavaggio della vetreria di laboratorio e per altri esperimenti come la
preparazione del sapone con gli oli d'oliva e il grasso animale.
Cosa si ottiene da questo procedimento:
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Una parte liquida, la lisciva propriamente detta, da usarsi per tutte le pulizie (piatti, biancheria, pavimenti, ecc.) ed anche direttamente in lavatrice come un normale detersivo.
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Una pasta di cenere cremosa, che possiede un certo potere detergente e che può essere utilmente usata per lavare i piatti, sgrassare i piatti, pulire il lavello.
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Poiché non sporca ed è meno aggressiva rispetto alla cenere d’origine, destinando la lisciva ad altri impieghi più esigenti e specifici.
Jagadish Chandra Bose< Prec. | Succ. >Settima Lezione/2 |
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