Con la cremazione rituale dei morti specie in oriente siamo coinvolti in un rituale che sintetizza profondi insegnamenti che possiamo così riassumere:
- Il fuoco purificatore (consuma l'impuro e l'inutile) è la massima energia terrestre, ciò che rimane dopo la sua azione gli deve essere per forza superiore.
- La cenere che si produce viene raccolta devotamente per essere ceduta al Fiume (rappresenta la vita che scorre da un luogo all'altro, senza fine)
- L'acqua del Fiume è un solvente che estrae dalle ceneri ciò che il fuoco ha preparato (nella cenere esistono delle sostanze dei sali reistenti al fuoco, ma solubili nell'acqua e che in questa si conservano)
- Il viaggio verso il Grande Mare, il salato che percepiamo al gusto, dell'acqua marina, è la prova di questo immenso bacino di vita che permane continuando la sua esistenza non più solo individuale, ma resa comunitaria, associata, fonte di nutrimento e di vita non solo di un singolo corpo, ma dell'esistenza di un intero cosmo, pianeta.
Al solo sentire la parola "cremazione", molta gente inorridisce. Mi avvicino con un po' di timore, pensando che lo spettacolo mi farà  stare male. Mi viene incontro un anziano che vende la legna per le pire. Con i suoi occhi arrossati dal fumo e il suo sguardo un po' stravagante, comincia a parlarmi e a condurmi per i vari livelli del ghat, autoproclamandosi la mia guida personale.
Mi spiega, con un inglese reso incomprensibile dal tipico accento indiano, le fasi del rito e il significato che gli induisti attribuiscono ad esso. Nel frattempo, vengo assalito da un fortissimo odore di incenso e di bruciato. Meglio non pensare che la cenere che cade sopra di me, non è altro che un residuo umano.
Finalmente comincia il rito. Il defunto è poggiato sulle scale, coperto da un lenzuolo ricamato e da fiori. Il figlio maggiore, vestito di bianco e con il capo rasato, si avvicina e scopre il corpo. Lo bagna con l'acqua del Gange e, insieme ai parenti, si mette in posa per una foto ricordo con il caro estinto.
Il corpo viene sistemato sulla catasta di legna (altra foto ricordo!) e il figlio compie cinque giri rituali intorno alla pira, appiccando il fuoco. Contemporaneamente, alle mie spalle, campane e tamburi iniziano a scandire una litania dalla cadenza solenne e suggestiva.
Il fuoco comincia ad avvolgere tutto. Adesso i parenti siedono sui gradini, aspettando. Hanno comprato tanta legna, quindi sarà una cremazione veloce: circa un paio d'ore. Successivamente le ceneri verranno tenute dentro casa per dieci giorni e poi gettate nel Gange.
Mi accorgo che accetto come una cosa normale e logica, quello che pesavo fosse uno spettacolo sconvolgente, grazie anche alle spiegazioni ricevute e alla naturalezza con cui gli indiani vivono questo rito.
Vado via ben conscio di aver visto qualcosa di unico. Offro una mancia alla mia guida improvvisata che, ovviamente, non è stata così gentile e disponibile per un semplice spirito di accoglienza.