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Memoria e olfatto |
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Memoria olfattiva e sentimenti
Un’altra caratteristica delle memorie olfattive è il ruolo egemonico della componente sentimentale. Solitamente – ma non sistematicamente – si tratta di ricordi a connotazione positiva, legati ad atmosfere piacevoli, a momenti felici dell’infanzia, delle vacanze, delle scampagnate, delle gite al mare o in montagna e insomma a profumi e aromi delle persone familiari o dei banchetti festivi.
E si dà anche il caso curioso di ricordi gradevoli associati a odori di solito giudicati sgradevoli: l’odore del cloro può per esempio richiamare i giochi piacevoli in una piscina. La frequenza con cui siamo esposti a un odore e la peculiarità dell’odore stesso possono essere fattori non secondari della memoria olfattiva: quanto più un odore è insolito, tanto più alta si fa la probabilità che esso venga associato a un solo ricordo – anche se si tratta del ricordo di un evento occorso una sola volta nella vita.
Ma la forza delle memorie olfattive dipende anche dall’importanza che la situazione in cui l’odore è stato percepito ha avuto nei processi di apprendimento di una persona. Le informazioni provenienti dagli odori si conservano stabili nella memoria a lungo termine ed hanno un potente aggancio con la memoria emotiva: di qui lo straordinario potere evocativo e la forte rilevanza affettiva degli odori.
Più antiche sono le memorie olfattive, più profonde risulteranno le emozioni che esse risvegliano. La spiegazione di questa proprietà dell’olfatto ci viene dalla biologia: il cervello ‘profumato’ che elabora le informazioni provenienti dal naso coincide, da una parte, con il sistema limbico o cervello viscerale, comprendente l’ippocampo e l’amigdala (le strutture più arcaiche del nostro encefalo, che controllano emozioni, stati d’animo, istinti, appetiti – compreso l’appetito sessuale – e certe operazioni della memoria), dall’altra parte, coincide con alcune aree della neocorteccia frontale.
Tutte queste aree integrano le diverse informazioni sensoriali e conferiscono all’odore una connotazione affettiva, favorendo altresì la conservazione del ricordo. Nuove prove neurofisiologiche della peculiarità della memoria olfattiva emergono poi da una recente ricerca americana: nel bulbo olfattivo, sembrano annidarsi cellule nervose a forma di stella che, pur essendo poco numerose, hanno tuttavia ramificazioni fibrose molto più sviluppate degli altri neuroni e possono dunque esercitare un controllo più deciso sulle altre cellule cerebrali. Un indizio odoroso può così essere amplificato centinaia di volte, risvegliando ricordi sommersi e collegati a vari stati d’animo (Kerr, Belluscio 2006).
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