La trasformazione di coscienza
Queste riflessioni, io credo, sono confermate ogni volta che riconosciamo la bellezza, rispondiamo all'amore o ad alcuni aspetti della verità che muovono a noi, come il mare stesso è attirato, da una invisibile forza di gravità spirituale. Ma mai più che in quei momenti di singolare intensità , più rari e di un differente ordine di coscienza della percezione del bello, noi afferriamo le esaltanti visioni della percezione dell'eterno ORA.
Quando, per esempio, non cercando l'ossimoro buddista nella elusione del rifugio meditativo presso un sicomoro, ma vivendola, noi siamo PURO ESSERE. Allora, nel confronto del temporale con l'eterno, l'Io dell'Anima e quello dell'albero sono uniti in un inno eterno di preghiera per il flusso della vita: l'uno nei molti e i molti in uno.
La gioia di questa unione è descritta da S. Teresa con parole che ci ricordano le Upanishad di duemila anni prima. Essa è, lei scrive, come acqua cadente dal cielo in un fiume o fontana, quando tutto diventa acqua e non è possibile dividere o separare l'acqua del fiume da quella caduta dal cielo o quando un piccolo fiume si riversa nel mare così impetuosamente che non vi è possibilità alcuna di separazione.
Alcune esperienze della realtà ultima sono estetiche, in quei momenti, faccia a faccia con Giotto e Rembrandt e l'albero del sicomoro non vi è distinzione soggetto-oggetto, tutta l'identità individuale è persa, dissolta nella Grande Anima e noi e la natura siamo UNO.
Questa é, naturalmente la reale rinuncia alla quale siamo demandati, la rinuncia di io e mio.
Ero solito interrogarmi se questa trasformazione di coscienza potesse essere raggiunta attraverso l'educazione pedagogica standard o una apposita. Temo di no. L'espansione diretta, la verità dell'anima, non può essere raggiunta dalla ragione astratta ma solamente con la trascendenza dell'ego, il centro di tutti i pensieri consci, attraverso tormento, sofferenza amore contemplazione e, non ultimo, attraverso l' arte.
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