Alzheimer e melatonina
In rete da una settimanta si sta diffondendo la notizia che è apparsa anche su molti giornali “5 caffè al giorno aiutano a contrastare l’Alzheimer” ed è per questo che abbiamo deciso di approfondire meglio ed indagare e ci siamo andati a leggere il paper relativo a questa ricerca in modo da poter spiegare meglio quali siano i reali punti di forza dello studio.
Partiamo con una piccola introduzione all’Alzheimer per poi andare a vedere che forse il fattore più importante della ricerca è la melatonina e non il caffè !
L’Alzheimer è la forma più frequente di demenza senile e presenile largamente diffusa nella popolazione. La maggior parte dei casi sono sporadici con un’incidenza del 6-10% oltre i 65 anni e del 20% oltre gli 80 (con prevalenza in continuo aumento in rapporto all’invecchiamento della popolazione). Il quadro clinico e caratterizzato dalla progressiva perdita della memoria e dell’orientamento spazio temporale, da disturbi comportamentali e da deficit cognitivi sempre più gravi causati dalla perdita dei neuroni.
Un importante studio, eseguito nella Florida State University College of Medicine, ha indagato l’effetto della melatonina in topi transgenici Tg modello di studio per l’Alzheimer.
La melatonina è un neuro-ormone che, come riportato in letteratura scientifica, ha importanti proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e limita l’aggregazione del amiloidi sia in vitro che in modelli animali. La formazione delle placche amiloidi è una delle più importanti modificazioni istologiche associate all’alzheimer.
I ricercatori hanno osservato che la somministrazione di melatonina (100 mg/L) nell’acqua da bere dei topi transgenici Tg hanno un decadimento cognitivo più lento rispetto ai topi Tg di controllo a cui non è somministrata la melatonina.
Inoltre la deposizione delle placche amiloidi è notevolmente ridotta nell’ippocampo e nella corteccia entorinale.
Dato il ruolo fondamentale dell’infiammazione nella progressione dell’Alzheimer, i ricercatori hanno misurato la quantità della citochina pro-infiammatoria TNF alpha nell’ippocampo, che risulta diminuita nei topi trattati con melatonina.
La melatonina potrebbe essere somministrata in modo complementare alle terapie farmacologiche, ad oggi conosciute, che sono solo in grado di rallentare la progressione dell’Alzheimer.
In questo articolo si vuole dunque fornire uno spunto di riflessione ed alcune risorse in più per valutare meglio le notizie e soddisfare le curiosità.
Fonte: http://www.ciakmedicina.com
Fitoterapia: M. Grandi< Prec. | Succ. >Aromaterapia e Alzheimer |
---|