L'immaginazione cristiana e la sua morte
La tradizione cristiana risale al passo dell'Ecclesiastico, a cui nei secoli rimase ferma e imperterrita:
«Il tuo cuore patisce di fantasie come quello d'un'incinta. Salvo siano visite dell'Altissimo, non vi apporre il cuore».
Narra le sue lotte feroci ai sogni da sveglio san Girolamo:
«Ammazza il nemico mentre è piccolo e per evitare un raccolto di erbaccia, spezza il male in germoglio».
Egli era pervaso di insegnaÂmenti ebraici, tutti racchiusi nello Yoma 29 a del Talmud: peggiore del peccato commesso è la fantasia, come più pericoloso è il sole quando l'aria sia ispessita da vapori e un vaso d'aceto puzza di più socchiuso che spalancato.
L'opera suprema dell'antichità sull'argomento è il trattato sui sogni di Sinesio, che pone in cima ad ogni esperienza la conoscenza fantastica di Dio. Arrivarci significa aver spazzato via i demoni la cui natura è immaginaria, le umidità mentali, per cui la mente profetica attinge uno stato caldo e secco.
Questi insegnamenti sono così strettamente parte dell'OcciÂdente cristiano ed ebraico, restano talmente ingranati nello spirito generale, che quando Freud fra il 1908 e il 1909 si occuperà del tema, osserverà che i paranoici sono dedità a fantasticaggini autoÂcommiserative e adulatrici, mentre gli altri nevrotÃci giocano con forme ambiziose o erotiche e l'attacco. isterico altro non è che l'irruzione all'esterno delle fantasticherie. La sua conclusione, ancora impeccabile, è che
«la gente felice non fantastica».
Ma in realtà questa dottrina tradizionale risuona in un'Europa contaminata, incapace di comprenderla, aveva spezzato la diga che difendeva la mente dalla fantasticheria
Goethe, è ignorato allorché esalta l'immaginazione capace di cogliere l'essenza vivida e creativa che genera piante, scheletri, ogni organicità nella natura.
Fra mente e corpo media l'immaginazione o fantasia, ma è una mediazione così stretta, che non ci è dato di isolare dalle altre la facoltà immaginativa o fantastica e nemmeno di scinderla dal corpo stesso.
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